24 febbraio 2015

Recensione: Hammer of the Gods

Hammer of the Gods e un film indipendente inglese del 2013 firmato da Farren Blackburn ed ambientato nella Britannia del finire del IX secolo d.C., nel momento di massima tensione fra Vichinghi e Sassoni.



Il Re vichingo Bagsecg (l'inossidabile James Cosmo) si trova sul letto di morte. Ha ricevuto una grave ferita in battaglia e non gli rimane più molto tempo. Incarica dunque uno dei suoi figli, il valoroso guerriero Steinar (Charlie Bewley), di ritrovare suo fratello maggiore Hakan, scacciato dal regno anni prima, affinché questi prenda sul suo capo la corona. Steinar è affiancato in questa cerca da un gruppo di feroci e leali compagni d'arme e da Vali, il suo amato fratellastro figlio di Bagsecg e di una donna sassone. Il viaggio alla ricerca di Hakan, lentamente ma inesorabilmente, assumerà i contorni di una vera e propria impresa iniziatica, la discesa in un inferno che nemmeno il navigato Steinar avrebbe mai potuto immaginare...

L'inizio del film è lento, quasi noioso, e la trama è presentata in maniera apparentemente banale e scialba. Ma dopo i primi 15 minuti, il film decolla ed inizia a prendere una piega sorprendente, che tiene lo spettatore col fiato sospeso fino all'ultimo istante. L'aspetto più interessante del film è il suo essere permeato da una oscura vena di mistica pagana che serpeggia sinuosa fra la superstizione dei vichinghi, il fanatismo dei sassoni convertiti al cristianesimo e il sostanziale materialismo di Steinar, che non crede né ai vecchi Dèi né ai nuovi né tantomeno alla magia ed alla superstizione. Il tutto reso da una chiave di lettura nella quale è la violenza - fisica e psicologica - a fare la parte del leone. Ed è solo il colpo di scena finale a dare pieno senso a tutta l'azione drammatica che si è svolta prima di quel momento ed a realizzare appieno il personaggio del Principe Steinar.

Pur essendo, in buona sostanza, un film d'azione, Hammer of the Gods riesce ad avere anche il taglio di una sfida intellettuale allo spettatore. Diverse sfumature nel comportamento dei personaggi, infatti, non possono essere colte senza un minimo di conoscenze circa le antiche usanze vichinghe e sassoni ed una infarinatura di mitologia germanica antica. Sotto questo aspetto, il film non indugia in spiegazioni didascaliche ed alcuni passaggi della trama possono risultare persino incomprensibili per uno spettatore che non possiede un certo bagaglio di conoscenze. Una scelta coraggiosa questa, certo poco consona ad un action movie.

In definitiva a mio avviso si tratta di un buon film, che farà felici gli amanti del genere e lascerà piacevolmente sorpresi i cinefili più curiosi.

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