Conosco Yuri Zanelli da diversi anni su FaceBook dove ogni tanto scambiamo qualche chiacchiera sulla nostra comune passione per il mondo ludico, la storia, la letteratura e l’immaginario fantastico e fantascientifico. Anche se ci conosciamo poco e non ci siamo mai frequentati, Yuri è una di quelle persone con cui, istintivamente, sento di condividere qualcosa di più dei soli interessi comuni. Poi, al ModenaPlay 2019, ho avuto modo di incontrarlo di persona; ci siamo conosciuti, ci siamo abbracciati ed abbiamo parlato un po’. Ho trovato in lui un archetipo della “genovesità”: alto, asciutto, spigoloso e duro come la pietra della Fontana dei Colombi. Magari lui non sarà d’accordo con questa descrizione, ma io questo ho visto in lui.
Yuri è un linguista e uno scrittore, e mi ha fatto l’onore di farmi leggere una delle sue novelle: Il Tesoro dello Spettro che compare nell’antologia Folklore edita da Watson. L’ho divorata, e mi fa molto piacere parlarvene e raccomandarvene assolutamente la lettura. La scrittura di Yuri è un po’ come lui: asciutta, dall’incedere sicuro e con traiettorie brevi che ti tengono agganciato alle vicende ed ai personaggi; si tratta di uno stile che cattura subito e che mette il lettore accanto ai protagonisti, facendogli seguire le loro peripezie.
Il Tesoro dello Spettro è ambientato nella Genova del 1407, ed è basato su una leggenda della città che affronta un tema piuttosto diffuso nel folclore di tutta Europa: quello dell’oro dei morti; dei tesori, cioè, che vengono seppelliti senza che vi sia più alcuno in vita a conoscerne l’ubicazione. Moro, un marinaio genovese forte e di buon animo, è appena tornato a casa dopo un lungo viaggio e scopre di avere poco tempo per racimolare una cifra da capogiro di cui ha assoluto bisogno per porre fine all’angheria di un potente. Moro è un figlio del popolo, e non avendo le risorse dei ricchi tenta il tutto per tutto recandosi al cimitero dei poveri, fuori porta, dove sono seppelliti in una fossa comune ladri, pirati e assassini. Si dice che nelle notti di luna nera le loro anime inquiete si aggirino per quel luogo tetro e che possano rivelare l’ubicazione dei tesori da loro sepolti a quelli abbastanza coraggiosi, o disperati, da interrogarli in proposito.
Se le umili origini del Moro non gli consentono di vantare amicizie importanti, è il suo buon cuore a fargli trovare i giusti compagni di viaggio, tra cui Nero: un simpatico ed enigmatico quattrozampe...
Non voglio svelarvi di più, perché il prosieguo della storia ve lo dovete leggere da soli, recuperando il libro e godendovelo. Posso solo dirvi che il finale, con il suo colpo di scena, non sfigurerebbe in una novella di Boccaccio!
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