22 ottobre 2019

La mia prima partita a Invisible Sun

Ieri sera, presso la sede dell'APS La Tavola Rotonda, ho avuto modo di giocare la mia prima partita a Invisible Sun, la più recente opera GDR uscita dalla fucina delle idee del Monte Cook Game Studio.

Ero rimasto affascinato da Invisible Sun sin dai tempi in cui il progetto venne presentato in Kickstarter, e a frenarmi all'epoca dall'acqusito è stato solo il prezzo decisamente alto del prodotto; prezzo che è comunque giustificabile data la quantità e la qualità del materiale di gioco presente nella scatola che comprende, tra le altre cose: prop, segnalini, carte, schede personalizzate, dadi e manuali di gioco in un'edizione preziosa, con un lavoro d'eccellenza per quanto riguarda il design grafico e le illustrazioni.

E tuttavia non ho problemi ad affermare che se Invisible Sun fosse solo estetica e prop non varrebbe comunque il caro prezzo a cui viene venduto.

Ma le cose non stanno così.

Perché la vera potenza del gioco risiede nel lavoro di game design che rappresenta, a mio giudizio, una nuova frontiera in ambito ruolistico. Anche dall'unica sessione che ho sinora giocato risulta evidente come l'ecosistema del gioco sia frutto di un lavoro di cura maniacale, di una tessitura assai complessa fra tutti gli elementi interni del gioco finalizzata alla costruzione di un mondo non solo avvincente e visionario, ma anche capace di far riverberare i temi portanti in ogni singolo aspetto del gioco stesso; un lavoro che non mi stupirebbe sapere abbia coinvolto anche figure esperte di scienze cognitive nella sua realizzazione. Sono rimasto sorpreso dalla capacità di Invisible Sun di trasmettere l'impressione che nulla sia frutto del caso, nemmeno le dinamiche palesemente aleatorie del gioco come l'estrazione delle carte; gli elementi visuali entrano in sintonia con i dettagli dell'ambientazione, le opzioni a disposizione dei personaggi, la geografia immaginaria dei luoghi con una naturalezza ed una fluidità che a tratti lasciano davvero a bocca aperta e suggeriscono fortemente l'idea di un piano sottostante di design che concepisce Invisible Sun come un'opera totale in senso wagneriano; un'opera dove tutti gli elementi sono al servizio l'uno dell'altro secondo uno schema preciso, anche se misterioso, che si rivela durante le partite in modi del tutto sorprendenti.

Siamo, con Invisible Sun, di fronte ad un'altra categoria di Gioco di Ruolo, ad un concetto nuovo, ad una inedita sintesi di meccaniche elementari cui fa da contraltare una forte spinta all'auto-coinvolgimento da parte di tutti i giocatori al tavolo, a partire dal Narratore le cui parole non servono solo a descrivere il mondo di gioco e ad aprire l'arco delle possibilità d'azione ai personaggi, ma che si caricano anche di una valenza simbolica, metaforica, letteraria ed immaginifica che può, ed anzi deve, essere sfruttata come parte integrante dell'esperienza di gioco.

Immagino che non sia facilissimo, specialmente qui da noi in Italia, trovare tavoli di Invisible Sun cui unirsi, ma se dovesse capitarvi l'occasione, non esitate a coglierla per un'esperienza ludica fuori dal comune.

E poi, che in fondo è la cosa più importante, è dannatamente divertente!

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